Patate hasselback (detto tra noi a fisarmonica!)

Ritorno sul blog per darvi un saluto veloce e non solo di circostanza (hey, è quasi Natale!) e lasciarvi una delle ultime ricettine che ho preparato. Ho pensato che se non sono così poi tanto brava a buttare giù sul blog un vero e proprio menu per il Natale, almeno un’ideuzza di quelle facili, veloci e scenografiche ve la devo proprio.

Più difficile a scriversi che a farsi – le patate hasselback – sono il contorno perfetto per le festività natalizie per portare in tavola il tubero più amato da tutti, in una versione davvero strabiliante: ne vedrete di occhioni incuriositi… 😉

Tanto sono belle, tanto sono buone: una adorabile unione di morbido e croccante e il gusto inconfondibile dell’aglio e del rosmarino rendono davvero uniche queste patate.

Pochi semplici ingredienti e passaggi: bastano patate (e aromi), uno stecchino di legno per spiedini (da inserire longitudinalmente nella patata sarà la vostra linea guida ;)), un coltello ben affilato e un po’ di precisione!

Siete pronti?

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INGREDIENTI PER PATATE HASSALBACK

8 patate medio/piccole

2 spicchi di aglio in camicia

ramoscelli di rosmarino

sale, olio e pepe q.b.

PREPARAZIONE

Sciacqua bene le patate (non servirà sbucciarle). Inserisci nella patata in senso longitudinale a circa un centimetro dalla base uno stecchino. Con un coltello ben affilato incidi la patata con tagli distanziati di pochi millimetri.

Procedi allo stesso modo con il resto delle patate. Spostale in una bacinella affinché perdano l’amido in eccesso.

Con l’aiuto di un pennello spennella bene le patate con l’olio, inserisci tra i tagli ciuffetti di rosmarino, regola di sale e pepe (abbonda pure).

Sposta le patate in una teglia con carta forno, irrora ulteriore olio, aggiungi l’aglio schiacciato e in camicia e metti in forno a 200 gradi per un’ora: le patate risulteranno morbide e con una deliziosa crosticina.

Buone feste! E il mio grazie.

Per queste feste Erbacipollina si prende una pausa dalla pubblicazione di nuovi post: ho deciso di dedicare del tempo a me. Non chiudo completamente la serranda: io senza Erbacipollina non saprei vivere più.

Scrivo questo post per augurare ai cuori che seguono questo piccolo foodblog un sereno Natale e uno scoppiettante 2016.

Dicembre è il mese dei bilanci. Non voglio farli. Voglio ringraziare chi mi sta leggendo, perché è grazie a voi, alla fiducia che riponete in me, se questa mia passione/ossessione sta prendendo una forma più definita. Sto cercando di rendere Ercipollina simile a me.

Sono ripartita con il mio blog un anno e mezzo fa. Ho ricominciato questo cammino in solitaria. Ho deciso che era meglio cosi perché non sapevo nemmeno bene che strada fare – e per il latini non esiste vento favorevole per chi non sa dove andare -.

Non nascondo che è un cammino difficile fatto di alti, soprattutto di bassi. E’ un esercizio per me di perseveranza e di costanza, di ostinazione, qualità che non pensavo mi appartenessero.
Mi sento un granellino su una spiaggia di giganti, mi sento costantemente fuoritempo. Ma in fondo questa è la mia forza. O almeno credo.
Un cammino in solitaria si, ma fatto anche di incontri speciali con prersone speciali che credono in me. Le mie ricette stanno crescendo, io insieme a loro.

Grazie!

 

Il mio pranzo insolito al Gelato Festival (un giorno da giurata)

Gelato Festival è l’evento goloso che tocca le principali città italiane – Firenze, Parma, Napoli, Bari, Milano, Torino, Roma, Palermo, Catania, Viareggio, Senigallia, Riccione- con alcune tappe europee – Londra, Amsterdam e Valencia -. Firenze è la città che ha aperto e che concluderà questo tour del gelato con il gran Finale il 4 ottobre 2015.

C’è tempo tutta l’estate per inseguire le tappe del Festival. Ora, dal 28 maggio al 7 giugno il Gelato Festival si ferma a Milano.

Quella che vi racconto io è la tappa di Bari – dal 21 al 24 maggio – dove ho preso parte in qualità di giurata per decidere il gusto vincitore della tappa. Seguirà la storia di un pranzo insolito e di 8 gusti di gelato.

Prima di cominciare: tu conosci questo tizio? Il suo nome è Bernando Buontalenti e dobbiamo molto a lui, perchè è l’inventore del gelato.

bernando buontalenti

 

e a Bernando Buontalenti è dedicata la gelateria itinerante di GelatoFestival, dove i gelatieri hanno dato vita alle loro creazioni: un’officina ambulante di gusto e gioia.

buontalenti officina

 

Eccoli i grandi protagonisti in gara:

gealto festival 5

 

gelato festival 7
Gusto 2. Cassata siciliana

 

gelato festival 6
Gusto 3. Caffè mandorlato con croccante

 

gelato festival 3
Gusto 4. Ambasciatore (pasta di torrone, pasta mandorle, nutella, mandorle tostate)

gelato festival 3

gelato festival 4
Gusto 5. Cioccolato arancia e mandorla

 

gelato festival 2
Gusto 6. Fresco Amico (sorbetto melograno e zenzero)

 

gelato 1
Gusto 7. Moderno (pistacchio, cioccolato bianco e granella di pistacchi)

 

gelato festival 8
Gusto 8. Crema di una volta

 

Otto gelati in gara che io, insieme ad altri 3 giurati –Anna Gentile, Vito Boccia, Giovanni Ventrelli– ho apprezzato, gustato e giudicato sotto la regia del direttore tecnico ed artistico del Gelato Festival Giorgio Zanatta, anima di Maestri Gelatieri – società di consulenza indipendente leader nel campo del gelato artigianale-.

Una giornata non troppo calda quella che mi ha accolto sabato, anzi direi abbastanza mossa e grigia, ma sempre cosi suggestiva e poetica…

Bari gelato festival

 

bari gelato festival 2

Ore 13.oo. La giuria si riunisce nella sala didattica itinerante e si parte subito all’assaggio,  dopo i saluti di benvenuto. Non vi nascondo la tensione, la curiosità, la gioia mista alla volontà di dare il mio meglio e giudicare in maniera quanto piu’ oggettiva il lavoro di 8 maestri gelatieri. In ciascuno di loro ho avvertito  l’emozione e la timidezza di chi è abituato a lavorare lontano dagli sguardi, poco avvezzi alle presentazioni ufficiali, un senso di fragilità composta che tradiva la tensione della competizione. Però è stato bello cosi, perchè ho colto quella dimensione genuina ed onesta, che piu’ mi appartiene.

Prima regola per l’assaggio. 3 bocconi.

Il primo raffredda il palato. Il secondo prepara le papille gustative. Il terzo offre la caratteristica del gusto.

Nella scheda di valutazione questi i  parametri da rispettare con l’indicazione di un voto da 1 a 10: congruenza nel colore, percezione del giusto sapore, giusto livello di dolcezza, giusta cremosità, giusta sensazione di freddo, assenza di cristallizzazione, giusta permanenza del sapore, giusta velocità di fusione.

A concludere l’assaggio di due gusti fuori concorso, che da soli sono valsi della mia trasferta e la foto di rito dei giurati. Le altre immagini della giornata sono sulla mia fanpage https://www.facebook.com/erbacipollina/posts/1480598422180804

Lui è S.Niklaus: tributo per la tappa Bari di#Gelatofestival2015
5 spezie definite e definibili: cannella, noce moscata, chiodi di garofano, cardamomo, pepe bianco del fiero maestro gelatiere Zanatta (che ne sa una piu’ del diavolo in fatto di gelati!)

zanatta s. Niklaus

Lui è il gusto Buontalenti della Pasticceria Badiani, del maestro gelatiere Paolo Pomposi. Un assaggio preceduto da una breve presentazione pacata, delicata e orgogliosa. Orgoglio Buontalenti.

badiani

Insieme fanno scintille (da sx. Paolo Pomposi e Giorgio Zanatta)

zanatta e pomposi

Segue la foto della giuria (da sx Michelotta, Giovanni Ventrelli, Giorgio Zanatta, Annathenice, Vito Boccia)

giuria gelato festival

 

Dimenticavo…il vincitore è stato il gusto n.1 che si è aggiudicato la finale del 4 ottobre.

Ore dense, ricche di gusto e piacere e di tanti rinvii al terriorio pugliese, ai suoi prodotti, alla sua storia attraverso un gelato.

Puoi seguire il GelatoFestival anche su i canali social fb, tw e ig. Alla prossima e buon Gelato a tutti!

Vuoi sapere qualcosa in piu’? Scrivilo nei commenti. 🙂

Chi è il foodblogger? Io una risposta l’ho trovata!

parmigiana rotondaSpesso mi viene chiesto: “ma le ricette le inventi tu? sono proprio le tue?”

Questa è una domanda che per molte foodblogger (ma anche per chi ha una passione che va al di là di un foodblog) ha dell’ improponibile: le risposte resteranno avvolte da un alone di mistero e penserai di avere di fronte un Vissani incompreso…

In questo post ho deciso di  scrivere “la mia”  sul mondo sconfinato delle ricette e sul senso (!il mio!) più profondo di avere un foodblog.

1. La foodblogger – parlo al femminile per identità di nascita del genere – non è una cuoca, né  una chef (laddove lo fosse tanto di cappello) e comunica la sua visione di cucina ad una community sul web.

Ancora non rispondo alla domanda iniziale…

2. La foodblogger legge tante ricette, studia molti libri di cucina, spulcia molti siti di cucina, dunque prende ispirazione ed elabora una propria idea di cucina.

Mmhhh, pare che ci stia girando intorno…

3. Rispondo per me: elaboro ricette semplici, frutto degli insegnamenti di famiglia reinterpretati secondo una tecnica più o meno precisa che apprendo quotidianamente mettendo letteralmente le mani in pasta e sottoponendomi a continue revisioni e spietati giudizi.

Chiariti questi punti, mi verrebbe da dire, che “io foodblogger non invento proprio un bel niente, al massimo reinterpreto”.

E’ un po’ come una canzone: c’è chi la scrive, chi la canta e chi la interpreta.

In estrema sintesi credo che il  foodblogger  sia  un “interprete del food” e ciascuno lo fa esprimendosi col suo linguaggio. Ciascuno impara a tradursi con il cibo, a sistemare gli accenti dei piatti, a cogliere le sfumature dei prodotti.

Ciascuno impara ad amare questo mondo.

Nella sua forma più profonda. 

 

 

La festa del papà ( e un aperitivo Rosso Antico)

Diciamo che fare felice il mio papà a tavola è molto difficile, se non quasi impossibile.
E’ fissato per i pranzi tradizionali, quei piatti che lo legano alla sua infanzia, quei piatti che lo portano indietro negli anni. E dice sempre che prima era tutto piu’ buono.
Io non la penso cosi. Era tutto piu’ buono prima perchè il ricordo di un piatto è molto piu’ di un ricordo. La potenza evocativa di un piatto ti trasporta come per incanto a tempi passati, a fatti, persone che hanno attraversato la tua vita. Poi sopraggiunge -come a rompere l’ incanto- l’amara consapevolezza che quelle cose non ci sono piu’. Ecco perchè prima era tutto piu’ buono, gli vorrei dire…

Quest’anno ho destato in lui una faccia soddisfatta quando gli ho proposto la bottiglia di Rosso Antico. Non sapevo ci fossero in lui abilità da barman. Si è proposto di preparare il Rosso Antico, come lo beveva lui a cavallo tra gli anni 60 e 70. Ci ha chiesto un piatto di zucchero,dell’acqua, dell’arancia e dei bicchieri.
In verità noi abbiamo proposto coppette di acciaio, lui a malavoglia ha accettato.

Ha versato dell’acqua maldestramente a bagnare parte della coppetta per far aderire lo zucchero, versato il rosso antico e decorato con una fettina di arancia tarocco.

Tra soddisfazione e incredulità abbiamo sorseggiato il cocktail di papà. E devo dire che questo sarà a vita l’aperitivo che amerò di piu’! E secondo me lui ha pensato che quella coppetta di Rosso Antico era buona ora come allora.

Il Rosso Antico lo puoi bere liscio o con ghiaccio, perfetto da mixare nei tuoi cocktail. A questo link trovi qualche idea.

Rosso Antico. Aperitivo dal 1962.rosso antico 1
rosso antico 2

rosso antico 3

rosso antico 4

rosso antico 5

Una festa del papà, unica a cominciare dall’aperitivo: Rosso Antico e zeppole salate. Proseguita con un pasticcio di mezzi ziti al forno (il suo formato preferito), carne arrostita e zeppole.

Riflessioni di una foodblogger (che ha perso la strada)

Sono una foodblogger da quando non sapevo ancora di esserlo.

In verità, ho sempre rifiutato questa definizione, ma poi si sa, chi disprezza compra (i proverbi hanno sempre ragione, ma questa è un’altra storia…)

Vedo tanti e troppi blog di cucina approssimativi, sterili, pieni di ricette letteralmente malricopiate (mi riferisco soprattutto ai blog affiliati alle piattaforme, fatte le eccezioni del caso). Il mio foodblog, certo, non ha la pretesa di essere migliore, nè innovativo, nè differente (per costruirlo piu’ che idee servono mezzi tecnici e competenze, che non ho).

Quando ho aperto il mio foodblog ho pensato di costruire un luogo virtuale dove scrivere, appuntare e interagire “con” le mie ricette, dopo qualche anno passato tra fornelli e spianatoie. Ho abbandonato quasi subito questo progetto per dedicarmi a collaborazioni esterne, credendo di trovare un pubblico piu’ interattivo. Nella realtà costruirsi una platea di riferimento nel web è una mission quasi impossible tolte le sorelle Maci, il duo Gnam Box, l’outsider Misya, la fashion Chiara Passion e ora immagino le new entry Sister Passera. Non ho nominato la foodblogger delle foodblogger, perchè Sonia Peronaci ha costruito un impero con GialloZafferano e piu’ che un blog, GZ è diventata un’azienda editoriale.

A parte, ci sono le “prezzemoline” che presenziano a eventi, fiere, presentazioni (che nella realtà invidio, ma forse anche no!)

E poi ci sono io. Ecco io dove mi metto?

Prima di darmi una risposta, voglio lasciare prima alcune mie riflessioni.

1. Two(foodblogger is meglio che one!)
2. Piu’ curcuma per tutti!
3. Piu’ NERD, che food!
4. Food2000-vipfood
5. Reflex food

Ora le mie riflessioni, possono essere un pò criptiche per i non addetti ai lavori, ma ricche di spunti per chi vorrà coglierli.

Ma veniamo a me e ritorno alla domanda di partenza: io dove mi colloco?

In verità ho tentennato a dare la risposta, perchè non sapevo proprio cosa scrivere. Ora sto riflettendo sul fatto che se è vero che il blog è la trasposizione di se stessi sul diario del web, mi risulta difficile trovare la giusta dimensione non avendola ancora trovata nel mondo reale!

Sarà questo che mi porta fuoristrada nel mondo dei foodblog? Intanto, nel frattempo che ritrovi la mia strada, voglio vivere serenamente il mio foodblog, scrivendo le mie ricette e i miei pensieri.

Ricette che non sempre sono mie, ma che diventano mie!